06
Set 2017
La Cassata Siciliana
Come per l’arancino, anche la Cassata Siciliana che, ovunque nel mondo, è il simbolo della gastronomia dell’Isola ha due versioni: quella palermitana rivestita da solo marzapane bianco e verde e quella siciliana che sopra lo strato di marzapane aggiunge una glassatura di zucchero bianco.
Ma il cuore della torta è lo stesso in tutta la Sicilia: ricotta di pecora con gocce di cioccolato e pan di spagna. Il tutto sormontato da una barocca decorazione di frutta candita.
Il dolce ha origini arabe che mescolarono ingredienti noti alla propria tradizione culinaria con altri che trovarono sul posto. Per molto tempo si è pensato che anche il nome del dolce avesse origine da una parola saracena – quas’at, il nome della prima versione araba del dolce – ma oggi gli studi etimologici hanno dimostrato l’origine latina del nome (da caseata, derivato latino di caseus e cioè formaggio).
La leggenda comunque vuole che i cuochi dell’Emiro mescolarono la ricotta di pecora con lo zucchero, avvolsero l’impasto ottenuto con la pastafrolla e la misero in forno. Questa antenata della Cassata moderna esiste ancora oggi nel palermitano e si chiama “Cassata al forno” ed è priva di canditi e ddecorazioni, mentre la Cassata composta a freddo avrebbe avuto origine nel periodo normanno quando nel convento della Martorana fu creata la pasta reale (o Martorana, appunto… una preparazione a base di pasta di mandorle) che nel tempo sostituì la pasta frolla. L’aggiunta del cioccolato (come anche l’introduzione del – manco a dirlo – pan di Spagna), invece, è dovuta agli spagnoli… Mentre la frutta candita è un inserimento di epoca barocca.
Inizialmente, la tradizione racconta che la cassata era riservata al periodo pasquale… Ma oggi il dolce colora le vetrine delle pasticcerie in tutte le stagioni. Una piccola parentesi va dedicata alla versione mignon del dolce: le minnuzze di Agata (o minne di vergine) tipiche del catanese, in particolare nei giorni in cui si festeggia la Santa Patrona della città, Agata. Di fatto sono delle piccole cupole di cassata con in cima una sola ciliegia candita, che riproducono la forma di un seno in memoria del martirio delle mammelle che subì la giovane catanese.