Chissà oggi quanti catanesi conoscono la storia di Aspanu, venditore di ‘nciminati.
La leggenda narra che Aspanu alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del ‘900, nel dolce periodo della “Bell’Epoque” catanese, si aggirasse all’interno del giardino Bellini vendendo i cosiddetti ‘nciminati, espressione tipica catanese per indicare delle ciambelline dolci ricoperte di sesamo.
Tutti in città conoscevano l’umile uomo e il suo originale banco di vendita sul ventre rotondetto. Aspanu portava infatti il suo cestello colmo di dolcetti appeso al collo con una cinghia.
Era un uomo senza età né identità, nessuno sapeva niente sulla sua vita privata, non era né troppo giovane né si poteva definire anziano, di bassa statura e con la faccia tonda e liscia, completamente priva di barba.
Aspanu era notissimo in città soprattutto per quella sua suadente cantilena che rivolgeva furbescamente a tutti i bambini che incontrava a spasso con i papà, le mamme e i nonni, per pubblicizzare i suoi dolcetti e attirarli verso il suo banchetto.
Con affetto ed ironia cantava così: “picciriddi, chianciti, chianciti ca poi ‘u papà v’accatta i ‘nsiminati” esortando i bimbi a piangere affinché i loro padri acquistassero le ciambelle ricoperte di sesamo.
Un giorno Aspanu, ormai vecchissimo ma con la sua faccia da eterno ragazzo, così com’era venuto, scomparve nel nulla.
Quel venditore era un uomo senza tempo, che andando beato per i viali del magnifico parco, ci ricorda di una Catania ormai antica ma vera, probabilmente non realmente morta del tutto che sa riconoscersi nella sua semplicità fatta di uomini umili e immersi nei sorrisi altrui.