La ninfa Etna era la splendida figlia di Urano e di Gea, rispettivamente personificazione del Cielo e della Terra (il monte, quindi, sarebbe figlio della fusione tra cielo e terra in una dimensione divina che congiunge il centro magmatico del pianeta con l’azzurro del cielo).
Numerosi sono gli episodi che vedono la ninfa Etna protagonista. Si narra, per esempio che la ninfa Etna fosse amante del dio del fuoco Efesto (la divinità sicula Adranos) e che da questa unione siano nati gli dei Palici, protettori della navigazione (Dioscuri) e personificazione delle sorgenti solforose-termali. I Palici erano una coppia di gemelli venerati dai Siculi che secondo alcune fonti letterarie erano in realtà figli di Zeus e Taleia, a sua volta figlia di Efesto (e quindi nipoti di quest’utlimo).
La versione più famosa del mito vuole che la ninfa Etna si nascose sotto terra per completare la gravidanza e che per questa ragione videro due volte la luce: la prima dal ventre materno, la seconda dal ventre della montagna.
Il mito più importante legato alla ninfa Etna, però, quello che racconta la lotta tra Zeus e Tifeo. Tutto inizia quando i Giganti, figli di Gea e fratelli dei Titani, cercano di conquistare il potere di Zeus, considerato un usurpatore. Da qui una terribile guerra che culmina in uno scontro finale tra Zeus e l’immenso Tifeo (metà uomo e metà bestia, testa d’asino, ali di pipistrello, ciascuna gamba formata da due draghi sputafuoco e sulle spalle 100 serpenti che ruggivano come leoni). Il campo della battaglia finale, dopo alterne vicende, è proprio il luogo dove oggi sorge l’Etna. Tifeo sta per avere la meglio: Zeus è ferito e il Gigante sta per infliggergli il colpo di grazia. La ninfa Etna, però, alleata di Zeus raggiunge Tifeo e lo sottomette coprendolo con il suo corpo. Per riuscirci deve fare appello a tutte le sue forze e a tutto il suo coraggio, caratteristiche proprie della gente di montagna… E alla fine lo sconfigge, perché una donna così come può dare la vita, può dare anche la morte. Tifeo, sepolto da Etna, sprofonda nelle viscere della terra dalle quali cerca ancora di emanare potenti fiammate. Ma il fuoco di Tifeo rimarrà nel ventre di Etna e per questo la pietra da questo generata sarà feconda.